L’elezione di Maurizio Maurizio a cui abbiamo partecipato, apre finalmente il tempo del congresso del Pd. Un congresso, com’è stato presentato nella relazione del nuovo segretario, che promette di essere vero, costituente, approfondito, basato su una campagna di ascolto nel paese. Soprattutto, aperto alle tante e tanti a cui in questi anni abbiamo fatto trovare le porte chiuse. Un percorso che si concluderà, com’è stato chiesto e ottenuto dalla minoranza del partito, prima delle elezioni europee, per proporre un progetto nuovo all’appuntamento fondamentale della prossima primavera.
Noi di ReteDem staremo in questo percorso con la nostra radicalità democratica su temi come nuovi lavori, lotta alle diseguaglianze, diritti sociali e civili, legalità, sostenibilità ambientale, partecipazione diffusa, costruzione di un nuovo progetto per l’Europa. 

Guai se la fase che si apre fosse intesa come una conta interna o la riproposizione di vecchi schemi. Il Pd finirebbe qui.
Stavolta non basterà cambiare le tende di casa, né recuperare ricette del passato: dovremo affondare le unghia nella nostra identità, guardare impietosamente ai limiti, politici e organizzativi del progetto del 2007, un’era geologica fa. Dobbiamo fare i conti con una società che è sfuggita alla nostra comprensione, con bisogni profondi a cui non abbiamo dato risposte, con una rivolta delle nuove generazioni contro un sistema ingiusto che non prevede un buon lavoro per loro.
Già i prossimi mesi, a partire dalla definizione delle candidature, diranno se all’interno del Pd questa consapevolezza è pronta a diventare maggioranza. Noi lavoreremo per questo. 


Sergio Lo Giudice
Presidente di ReteDem