La riduzione del numero di elette ed eletti in Parlamento non è un tabù. Per realizzare una riforma completa, però, non basata sulla mera narrazione del risparmio economico – che è praticamente inesistente – servivano interventi chiari sulla legge elettorale e le altre misure necessarie a non stravolgere il funzionamento della rappresentanza parlamentare: la riforma della base regionale per il Senato; la riduzione del numero dei delegati regionali per l’elezione del Presidente della Repubblica, la parificazione dell’età degll’elettorato attivo e passivo per Camera e Senato e via dicendo. Per molti territori, inoltre, questo taglio interviene in modo sproporzionato. Riteniamo che la riduzione numerica di elette ed eletti non risolva nessuno dei problemi che conosciamo.

Per garantire una maggiore qualità della classe dirigente servirebbero, invece, interventi più coraggiosi dal varo di una legge sui partiti, che regoli il funzionamento di tutte le forze politiche e le modalità con cui vengono selezionati le/i candidate/i alla consapevolezza che con il taglio del finanziamento pubblico si è creata una crescente disparità nella rappresentanza, così che a poter concorrere a cariche politiche sono sempre più coloro che “possono permetterselo”. Con un taglio così drastico, senza i dovuti contrappesi, questo rischio appare ancora più grande e dunque il taglio non garantirà né una maggiore efficienza del lavoro parlamentare, né un risparmio economico – stimato in uno 0,007% – e meno che mai risolverà il problema della “qualità” della rappresentanza.

Per queste ragioni crediamo che sia necessario votare NO a questa proposta e chiediamo al Partito Democratico di sostenere questa posizione, per altro confermata nelle precedenti votazioni in Aula, o di lasciare alle proprie iscritte e ai propri iscritti libertà di scelta. Le riforme istituzionali necessitano di un lavoro più approfondito e attento alle conseguenze che esse possono produrre.