Se la nave sbaglia rotta non si cambia la nave, si cambia rotta. L’intervento di Sergio Lo Giudice, portavoce nazionale di ReteDem all’iniziativa “Energie nuove per l’Italia” organizzata a Perugia da Sinistra Riformista.

ENERGIE NUOVE DA PERUGIA

La sinistra italiana si trova in uno spazio incerto in cui rischia di smarrirsi. Ma “dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva” e in questo stato di crisi la sinistra può trovare l’occasione, finalmente, di mettersi in discussione e cambiare.
Vorrei parlare del luogo da cui veniamo, da quella scommessa spesso definita “intuizione dell’Ulivo”, come a indicare una possibilità che nel tempo si sarebbe concretizzata.
Ma il PD non ha realizzato quella visione di un nuova forza popolare che fondesse il meglio delle tradizioni riformatrici con le nuove istanze della società in un progetto politico da lanciare nel futuro. Parafrasando le parole di Calamandrei sulla Costituzione, si potrebbe dire che il PD, a compensazione della rivoluzione mancata dell’Ulivo, ha rappresentato una rivoluzione promessa. Ma quella promessa è stata disattesa.
Abbiamo avuto il coraggio di metterci in discussione ma non abbiamo avuto la capacità di cogliere lo spirito del tempo, che cambiava ad una velocità superiore. E troppo casematte sono rimaste in piedi mentre si doveva costruire la casa comune.

Allora é meglio spendere questi minuti per parlare del compito che ci aspetta.
Roberto ha chiamato qui oggi diverse anime del PD e della sinistra. Ognuno di noi porta in dote esperienze e punti di vista diversi: facciamo dei prossimi mesi un cantiere di idee per ridare forza e prospettiva al centrosinistra
Vi consegno quindi poche osservazioni che vogliono essere il contributo preliminare di ReteDem su come impostare la nostra discussione comune.

1.
Abbandoniamo il reducismo.Noi non siamo i reggenti spodestati o i proprietari espropriati. Non abbiamo un passato da restaurare o una nostalgia canaglia. Un atteggiamento da “riprendiamoci il partito” non é solo una caricatura di chi ci vuol male ma un sentimento presente fra chi non condivide le politiche di Renzi. È un atteggiamento sbagliato, che ci chiude in una riserva, danneggia le nostre istanze e impedisce di comprendere la funzione che vogliamo e dobbiamo avere.
Dobbiamo essere l’anima di un nuovo partito, che segni una nuova strada creando un’ipotesi di futuro e non un remake del passato .

2.
La scissione dal PD non é per noi un’ipotesi in campo. Comprendo il disagio di tanti amici e compagni che hanno deciso o stanno per decidere di lasciare il Pd per dare corpo ad esperienze politiche diverse e alternative, ma non mi convincono le loro ragioni. Con loro abbiamo condiviso il malessere di alleanze di governo inimmaginabili, di scelte politiche dissonanti con la nostra storia, di uno sbilanciamento fra l’esercizio della leadership e la partecipazione democratica, nel partito come nel istituzioni. Ma il PD rimane l’unico strumento possibile per realizzare un programma di governo che rinnovi il paese. Se la nave sbaglia rotta non si cambia la nave, si cambia rotta.

3.
La nostra lealtà nei confronti del partito non è in discussione.
Sosterremo alle prossime amministrative quei candidati che il Pd sottoporrà al giudizio degli elettori. Questo ovviamente non condizionerà il nostro giudizio sul modo in cui in più occasioni il Pd ha dato una brutta prova di sé stesso, non necessariamente per colpe della maggioranza, proprio nel momento in cui aveva meritoriamente creato le condizioni della partecipazione. Le primarie sono un elemento costitutivo dell’identità del PD, che le altre forze in campo finora sono riuscite solo a scimmiottare o a liquidare con sufficienza.
Dedicare la prossima direzione a scontrarci sulle polemiche seguite alle primarie di Napoli e non a confrontarci, a partire da una comune presa d’atto che c’è qualcosa che non va, sucome reagire con efficacia a quegli elementi di opacità che rischiano di mettere in discussione lo strumento stesso delle primarie.

4.
Diciamo no a ipotesi neocentriste e al “partito della nazione”. L’alleanza parlamentare con pezzi della destra, ieri Berlusconi, oggi Alfano e Verdini può essere motivata come una necessità di questa legislatura, anche a fronte della reiterata inaffidabilità del Movimento 5 Stelle. Qui siamo dentro un campo di gioco delimitato nei numeri e nei rapporti di forza dal voto del 2013.
Ma pensare che queste alleanze innaturali possano tracimare nelle prossime elezioni amministrative o addirittura nelle future elezioni politiche é incompatibile con l’idea fondativa del Partito Democratico. Il PD é nato come una grande forza nazionale a vocazione maggioritaria, che non si presenta agli elettori come strumento di rappresentanza di interessi parziali, bensì come sintesi della complessità sociale e di un pluralismo di istanze.
Ma questo nostro obiettivo fondativo era incastonato in una dimensione bipolare, radicato in una scelta di campo.
Anche se oggi quel bipolarismo é stato sostituito da una tripartizione dello scenario politico che ha sparigliato le carte, la necessità di rappresentare in modo chiaro le istanze del centrosinistra rimane come mission del Partito Democratico e limite alla ricerca di alleanze spurie, dannose per la definizione dal nostra identità e doprattutto pericolose per la realizzazione del nostro progetto.

5.
Condividiamo l’urgenza di una forte azione di rinnovamento e di riforma.
Bene ha fatto Renzi a porla come centrale della sua proposta politica al Paese. La mancata vittoria del 2013 non può essere imputata ad altri che a noi stessi, ad un ritardo nel cogliere la sfiducia nella nostra capacità di dare le risposte che gli italiani si aspettavano. Da quel momento il cambiamento della nostra proposta politica è diventato una necessità irrinunciabile.
Dovevamo cambiare pelle e l’abbiamo fatto. Ma la pelle nuova non ci piace più della vecchia e condividere la necessità di una incisiva azione di riforma non significa poi essere acritici sui contenuti.
Non abbiamo mancato e non mancheremo di dare atto al governo di quelle misure che riteniamo giuste: la richiesta di un cambio di passo nelle politiche europee di austerità, l’atteggiamento nei confronti della crisi libica, la riforma della macchina giudiziaria. Per contro, non abbiamo condiviso il modo in cui sono state realizzate alte importanti riforme del governo, dal lavoro alla scuola e vediamo una sottovalutazione di altri temi essenziali.

6.
La nostra sfida é sui contenuti. La centralità della questione ambientale nelle politiche di sviluppo. L’investimento sui saperi, sulla ricerca, sulla cultura come motori di uguaglianza sociale oltre che di arricchimento morale.
L’innovazione tecnologica, sociale, amministrativa, nell’impresa attraverso la sharing economy .
L’assunzione della legalità come priorità assoluta, perché sconfiggere la criminalità mafiosa, la corruzione economica e politica, l’evasione fiscale è possibile, ma solo se lo si vuole davvero.
La giustizia sociale come orizzonte delle politiche di governo, con l’obiettivo di combattere la precarizzazione del lavoro e ridurre le diseguaglianze economiche.
L’apertura di una nuova stagione dei diritti civili, che apra al al matrimonio egualitario, affronti con coraggio le scelte del fine vita, riscopra il carattere laico della repubblica.

Il vostro confronto di questi giorni ha portato acqua al mulino della buona politica. Facciamolo muovere ancora quel mulino, da domani e nei mesi che verranno.
Ci sono tante tanti che , fuori e dentro il partito democratico, hanno qualcosa da dire. Mettiamoci tutti in gioco per superare i confini dell’oggi e offrire al paese una strada nuova da percorrere.

 

Sergio Lo Giudice