“Il 18,7% del PD segna la sconfitta più netta del centrosinistra in Italia dalla nascita della Repubblica. La crisi dei partiti socialisti europei non basta a spiegare questo tsunami. Il PD ha mostrato di essere il partito dei garantiti, che agli esclusi ha risposto con interventi economici e fiscali poco attenti alla domanda di redistribuzione delle risorse e delle opportunità che saliva da un paese a povertà crescente.”

Lo scrive l’associazione ReteDem, network della sinistra PD, in un ordine del giorno approvato oggi all’unanimità dal direttivo nazionale riunito a Bologna. All’incontro hanno partecipato fra gli altri il presidente Sergio Lo Giudice, l’eurodeputato Daniele Viotti, i deputati uscenti Paolo Gandolfi, Beppe Guerini, Davide Mattiello, Veronica Tentori, i consiglieri regionali Antonio Mumolo (Emilia Romagna) e Paola Bocci, neo eletta in Lombardia.

“Il partito democratico – prosegue il documento – ha mostrato il volto arrogante di chi sventola la visione di un futuro radioso a chi vive una condizione reale di fragilità ed esclusione. Il culto della rottamazione, rivelatosi più attivo verso gli avversari politici che verso i nuclei di potere più opachi, la pretesa di un rapporto plebiscitario fra il leader e la massa, la negazione della funzione dei corpi sociali, la scelta dei gruppi dirigenti in base alla fedeltà al segretario sono gli ingredienti che hanno prodotto il crollo.L’umiliazione del dibattito interno, una politica delle alleanze sbagliata e una composizione proprietaria delle liste elettorali hanno dato corpo al Partito di Renzi, una proposta sonoramente rifiutata dagli elettori. Oggi serve un cambio di rotta.

Abbiamo apprezzato la convocazione dell’Assemblea nazionale come avvio di una fase costituente gestita in modo collegiale. Chiediamo una discussione autentica che ci conduca a un congresso che non sia solo una conta ai gazebo ma un momento di riflessione vera e partecipata. Abbiamo bisogno di rivedere il ruolo degli organismi dirigenti, di ripensare il nostro modo di stare sul territorio, a partire dalle periferie sociali e territoriali, di ricostruire il campo del centrosinistra anche attraverso il dialogo con chi si colloca fuori dal PD. È necessario che la nostra pratica riformista si alimenti di una nuova radicalità di contenuti, che sappia parlare il linguaggio dell’eguaglianza, della lotta alle povertà e all’esclusione. Con questi obiettivi parteciperemo a quella che ci auguriamo sia davvero una rigenerazione del Partito democratico. “