L’intervista a Repubblica al nostro Paolo Gandolfi sul tema delle “strade sicure”.

 

Paolo Gandolfi (Pd), coordinatore del gruppo interparlamentare Mobilità Nuova, è stato relatore alla Camera, oltre che della legge sull’omicidio stradale, anche di una proposta di modifica del Codice della strada in favore della mobilità sostenibile. Approvata subito dai deputati, è ferma da due anni e mezzo al Senato.

In cosa consiste la vostra proposta?
“Vorremmo uniformare le strade italiane agli standard europei. Si tratta di agire verso la cosiddetta moderazione del traffico, con abbassamento del limite di velocità nei centri urbani da 50 a 30 orari, il restringimento della carreggiata a meno di tre metri, attraversamenti pedonali più facili e sicuri, maggiori e più capillari controlli”.

Perché la legge è ferma?
“Evidentemente i senatori al momento avranno altre priorità, ma alla Camera la proposta è stata approvata con voto bipartisan, davvero non capisco. Credo che la nostra sia una proposta di civiltà e di buonsenso”.

Gli incidenti che coinvolgono ciclisti intanto aumentano.
“Restando alle aree urbane, si tratta della prima causa di morte per persone sotto i cinquant’anni di età, è davvero inconcepibile in un paese in cui il ciclismo e la bicicletta sono di casa da sempre”.

Le piste ciclabili sono una possibile soluzione?
“Non necessariamente, una pista è un elemento di svago, invece il nostro obiettivo è far sì che in qualsiasi punto di una grande città un bambino possa recarsi da casa a scuola in bicicletta. E questo si realizza cambiando la geografia delle nostre strade, dando la priorità non agli automobilisti, ma a ciclisti e pedoni, quindi all’ambiente e alla vivibilità delle nostre città”.